8 Followers
10 Following
AmanteDiLibri

Liber Arcanus

L'Ordine della spada - Virginia De Winter

    «E' tanto tempo che sogno di farlo, senza averne il coraggio. Certe volte la mia vanità mi dice che giochi a respingermi, per nascondermi pietosamente il fatto che vuoi solo allontanarti da me». S'interruppe, lasciò ricadere la mano. «Non so cosa fare. Ti cerco e tu non ti fai trovare, mi avvicino e tu scappi. Un giorno mi odi, quello seguente mi adori e un attimo dopo mi hai cancellato dai tuoi occhi. E quando alla fine penso che non ti rivedrò mai più, sei di nuovo al mio fianco e mi guardi come se al mondo non esistesse nulla a parte me».
   Il suo sospiro le toccò le mani quando lui si chinò per na-scondervi il volto, frantumandole piano il cuore, con una dolcezza che rendeva meraviglioso anche il dolore.
     I suoi capelli biondi le piovvero sui polsi, i suoi baci sulle mani, le sue labbra erano raso spesso e caldo, soffici e dolci come pasta di miele.
     «Certe volte credo di aver sognato tutto: il profumo della farina e delle giunchiglie la prima volta che ti ho baciata, quel
raggio di sole che avevi sul viso e il sapore di latte e frutta che avevi in bocca. Che cosa significava per me svegliarmi e trovare la tua mano nella mia, quella sensazione perfetta di quando ti guardavo un momento prima che tu ti accorgessi della mia presenza».
     Lei liberò una mano dalla sua stretta, le dita che tremavano per lo sforzo di non piangere e la pressione dolorosa del sangue che correva troppo veloce nelle vene, i lacci dell'emozione che le stringevano la gola rendendole difficile il respiro.
     Ma in quel momento l'aria era qualcosa di secondario, soltanto il suo, di respiro, che le accarezzava le mani, era importante.
     Gli posò la mano sui capelli, intrecciando le dita alle ciocche sottili sulla sua nuca, lo accarezzò piano, con delicatezza, come se lui stesse dormendo e temesse di svegliarlo con un movimento meno gentile.
     Come se temesse di vederlo scomparire sotto le sue dita, ed era già successo al risveglio in certe albe grigie che preferiva non ricordare, quando il calore che aveva dentro si arrendeva alla realtà in quell'istante preciso in cui la mente non ha le difese della veglia e dentro tutto sanguina, sanguina fino a morire.
    «E' stato soltanto un ricordo distorto della mia mente?». Alzò verso di lei il viso acceso come se avesse la febbre, gli occhi lucidi. «Quando avevo così bisogno di te e non potevo dirtelo, quando soltanto il tuo pensiero riusciva a mantenermi integro? E' stata solo la fantasia distorta nella mente di un povero pazzo che stava annegando? Solamente tu puoi rispondermi, se pensi che qualcosa sia rimasto qui, per me».