
Mentre leggevo ho pensato spesso a cosa scrivere su questa recensione, cercando si essere più sincera possibile e, mi dispiace dirlo, le prime 200/300 pagine sono state una vera agonia. So che con questo mi attirerò le ire di molti ma non ci posso fare niente.
Ai miei occhi, le prime pagine hanno mostrato un Eragon, mi spiace dirlo, quasi incapace, arrogante e assolutamente privo di compassione. Si sa la massima del fantasy è "sono i buoni hanno famiglia e sentimenti, i nemici possono essere tranquillamente passati a fil di spada senza rimorso" ma mi aspettavo comunque un minimo di coscienza. Per quanto riguarda l'incapacità... Come può l'eroe del libro, sulla prima facciata del primo capitolo, scendere giù da una collinetta di detriti e storgersi un caviglia? Oppure decidere di attaccare per primo in un duello e inciampare su un sassolino? Queste scelte mi hanno letteralmente lasciato di stucco e non in senso buono.
Oltre a questo, sono quasi più le volte che Eragon viene salvato o fallisce di quelle in cui ha successo: capisco ovviamente che è giovane, inesperto e ha tutto il peso sulle sue spalle ma bastava solo che questi avvenimenti fossero meno e non mi sarei lamentata.
Detto questo, ci sono stati capitoli belli anche in questa prima parte, non lo nego, ma è stato comunque impegnativo. I migliori sono state le parti in cui c'è la figura di Roan. Che il cugino fosse divenuto importante l'avevamo capito già dai primi libri ma qui diventa lampante che proprio lui sarà un elemento cardine dello scontro per Urû'baen. Quindi pollice in su per Fortemartello!
Le cose hanno iniziato a girare con l'entrata in scena di Glaedr e l'accoppiata Murtagh-Castigo. Il rapimento di Nausada, la discussione con Solem, il volo fino alla capitale dei draghi e ciò che accade in seguito mi ha tenuto attaccata alle pagine e ha migliorato la mia opinione di questo libro.
Ho apprezzato molto il personaggio di Nausada, capace di resistere malgrado tutto e , alla fine, recuperare se stessa, ma anche di Murtagh: crudele, senza pietà con i nemici, certo, ma solo se su ordine di Galbatorix. Gli si può dar torto se ha cercato di proteggere il suo drago?
Devo dire che per loro due, Nausada e Murtagh, avevo sperato una fine simile alla visione di Galbatorix ma intuivo che non ci sarebbe stata così come per Eragan e Arya.
Il punto cruciale della storia è, come ci si aspetta, lo scontro tra il nostro Cavaliere e il Re. Non posso dire che il finale non fosse ovvio, ce lo vedete un fantasy che finisce con la vittoria del cattivo?
Sapevamo della supremazia di Galbatorix, e si sapeva che lo scontro sarebbe stato impari ma non mi aspettavo un simile predominio del re dopo la scoperta dei cuori. Il modo di sconfiggerlo però è stato geniale, ottima scelta! Altro punto a favore per la storia.
Nei capitoli successivi si tirano le fila che condurranno alla fine del lungo percorso di Eragon e Saphira in Alagaësia. In questa ultima parte ho ritrovato un po' di quella "agonia" (chiamiamola così in mancanza di termine migliore) che avevo nelle prime duecento pagine. Mi sono piaciute, si, ma avevano qualcosa che non mi convinceva al massimo. Non so dire esattamente cosa ma è stato così.
Finalmente però verrà data la risposta alla domanda che assilla ogni lettore dal primo libro. Chi sarà il cavaliere del drago verde? Arya. Probabilmente la risposta è stata scontata per molti ma io sono stata felice.
L'ultima cosa negati di questo libro si trova proprio nell'ultima pagina: è il finale.
Ditemi, vi ricorda niente il protagonista che sale su una barca governata dagli elfi, che guarda per l'ultima volta la terra dove aveva vissuto e aveva salvato? Mentre sulla riva restano coloro che ha amato? Certo qui vanno a oriente e li a occidente, e li su un mare e qui è su un fiume la nave... Però per il resto le somiglianze sono ben evidenti. Che sia un tributo? Non lo so.
Spero con con questa mia recensione nessuno si senta offeso o la prenda male. Ho soltanto cercato di esperire quello che ho provato leggendo questo libro: alla fine mi è piaciuto, sono stata felice di leggerlo però non diventerà mai il mio libro preferito e credo che malgrado tutto non lo rileggerò.
Forse con qualche scelta leggermente differente e un centinaio di pagine in meno (io amo i libri lunghi ma ho trovato che molte pagine fossero superflue) il mio giudizio sarebbe stato differente ma questo non lo sapremo mai.
Ammiro molto Christopher Paolini, scrivere libri di tale portata non è semplice, ma per me il suo miglior libro resterà Eragon: scritto si a quindici anni ma capace di conquistare chiunque.