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AmanteDiLibri

Liber Arcanus

La spada e la promessa

La spada e la promessa - Jacqueline Carey Si è conclusa anche la trilogia di Imriel. È infatti uscito da poco l'ultimo capitolo delle sue avventure. Ne "Il bacio e il sortilegio" avevamo lasciato Imriel alle prese con un incantesimo che avvolgeva Terre d'Ange e aveva portato Sidonie nel letto di Astegal, il principe di Cartagine, come sua moglie. Il nostro eroe, unico tra gli abitanti della citta di Elua a sapere cosa realmente è accaduto si è imbarcato alla volta di Cythera, per cercare l'aiuto di Ptolemy Solon e sua madre.
Come accaduto per i libri che vedevano protagonista Phedre, l'ultimo volume - e in questo caso intendendo Kushiel's Mercy di cui "La spada e la promessa" è solo la seconda parte - è, dal mio punto di vista, quello più "pregno" di magia. Se infatti negli altri c'era sempre un elemento magico qua e la, qui l'intera storia è basata sulla magia... Non so se sono riuscita a spiegare quello che intendo, ma spero di si.
Ma vediamo in particolare questo volume. Tra i due libri che compongono l'originale terzo volume questo libro è quello di maggiore azione: colpi di scena, risoluzioni ed eventi si susseguono con un ritmo abbastanza serrato, intervallato con pochi momenti di stasi (stasi, è il termine giusto per voi?) che invece avevano cateterizzato di più Il bacio e il sortilegio, malgrado i grandi avvenimenti, per non parlare de seconda parte di Kushiel’s Justice, La sposa e la vendetta, che secondo me è il libro più lento dei sei (scegliete voi se per sei preferite contare i volumi inglesi, o quelli di Imriel italiani).

Parliamo poi della traduzione. Sicuramente l'ho già detto ma per sicurezza ribadisco il concetto: quando ha aperto per la prima volta il trono e la stirpe la sensazione che mi ha suscitato è stato disappunto, enorme disappunto, anche se sapevo già che il traduttore era cambiato e sapevo che lo stile era cambiato. Se lo stile di Elisa Villa era ricercato, vellutato, "arabescato", che - può sembrare strano - mi ha sempre ricordato del broccato, quello di Gianluigi Zuddas - che quando aveva va preso l'incarico della trilogia di Imriel mi aveva trovato su anobii perché avevo cercato di tradurre da me Kushiel's Scion - è più... Lapidario. So che non è esatta come definizione ma rapportato allo stile precedente rende l'idea. Tutto questo discorso per dire che il disappunto è scomparso e per dire che ho cambiato drasticamente opinione: lo stile della traduzione di Zuddas si adatta molto meglio a un libro raccontanto da un personaggio maschile, con una vita segnata da quello che è e da quello che ha subito nella zenana, e non è possibile immaginare le avventure di Imriel narrate nello stesso modo in cui lo sono state quelle di Phedre.